Stop alle pensioni d'oro

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Ogni italiano imparerà, prima o poi, a prendere confidenza con questo termine: "tasso di sostituzione".
E' l'importo della pensione che ciascuno di noi percepirà in rapporto all'ultimo stipendio (se dipendente) o reddito da lavoro (se professionista od autonomo) percepito o dichiarato.
Ci sono gestioni previdenziali, come quella dei "parasubordinati" (cioè gli attuali lavoratori a progetto, ex-CO.CO.CO. , e le partite IVA senza Albo) dove questo tasso è del 26-27%, cioè del tutto insufficiente anche a garantire la pura sopravvivenza materiale. Meglio stanno altre Gestioni previdenziali, ma comunque anch'esse vivono lo stesso problema: la drastica insufficienza della futura pensione. Ma come si è arrivati a questo?

 

Semplice: è il frutto delle riforme Amato-Dini. Con esse si è passati dal sistema definito "RETRIBUTIVO" a quello definitivo "CONTRIBUTIVO". Cerco di spiegare in sintesi la differenza.
Sistema RETRIBUTIVO: la pensione veniva calcolata sull'ultimo, o sugli ultimi, stipendio o reddito dichiarato, sempre molto più alto rispetto all'inizio della vita lavorativa. Questo calcolo era estremamente favorevole per i pensionandi, in quanto essi percepivano una pensione molto più alta rispetto ai contributi effettivamente pagati. Il fenomeno era evidentissimo nelle alte cariche della Pubblica Amministrazione e nel mondo politico, con ultimi stipendi altissimi.
Però, dal momento che non esistono pasti gratis, chi pagava le pensioni di chi percepiva di più di quanto versato nella vita lavorativa? Semplice, gli attuali lavoratori, una parte dei cui contributi sono girati al pagamento dei pensionati.

Un sistema così si regge però se ci sono molti lavoratori e pochi pensionati. Da noi è il contrario. Per questo si è dovuto passare al sistema CONTRIBUTIVO. Cioè a dire che ciascuno prende una pensione proporzionale ai contributi versati, un sistema più equo anche se meno favorevole.
Tuttavia la riforma NON HA TOCCATO I PRIVILEGI PRECEDENTI, ed oggi i lavoratori a "contributivo" non solo pagano la propria pensione ma continuano a pagare anche le pensioni precedenti, di quelli che i contributi li hanno pagati solo in parte.

L'EFFETTO E' CLAMOROSO: si prendono soldi dalle Gestioni previdenziali dei soggetti più deboli per girarli (anche) a beneficio delle "pensioni d'oro". Che riguardano centinaia di migliaia di persone: in genere politici ed ex-boiardi di Stato. Uno dei casi più eclatanti è quello di Giuliano Amato, che porto ad esempio perchè è uno degli autori delle riforme previdenziali: percepisce attualmente 31.411 euro mensili di pensione. E' evidente che non può avere pagato contributi capaci di generare una simile pensione, che gli deriva dal calcolo retributivo favorevole in base agli ultimi stipendi.
Ma chi paga la (ampia parte) della pensione d'oro di Amato? Gli iscritti alla Gestione "parasubordinati" e quelli ad altre Gestioni simili!
Siamo in presenza di uno Stato e di un sistema che prende soldi ai più poveri per darli ai più ricchi. Cosa eticamente vergognosa.
La soluzione? E' semplicissima! CALCOLARE DA SUBITO TUTTE LE PENSIONI (superiori ad una certa soglia, diciamo 3.000 euro lordi al mese, per salvare tutti coloro a cui i contributi non vennero pagati da datori di lavoro infedeli) CON IL SISTEMA CONTRIBUTIVO. Ciascuno prende esattamente quanto effettivamente pagato. Ed i soldi recuperati vadano ad integrare i montanti contributivi di chi li ha effettivamente pagati.

Ah..dimenticavo... Ed i famosi "diritti acquisiti"? Si perdono! Si può fare, ce lo ha insegnato Monti quando ha bloccato le rivalutazioni delle pensioni, anche di quelle modeste. E tutti i poveri "Giuliano Amato" d'Italia? Saranno duramente colpiti nel portafoglio e dovranno rassegnarsi a misere pensioni di soli 8-10.000 euro al mese. Ma confido che, nonostante tutto, riusciranno a sopravvivere senza dovere mendicare le monetine agli angoli delle strade!