IMMIGRATI, DA SALVATI A SALVATORI?


Scalpore e infinite schermaglie politiche
hanno suscitato nelle scorse
settimane le esternazioni del presidente
dell'INPS Tito Boeri, secondo
il quale il fenomeno dell'immigrazione
è indispensabile per garantire nel
futuro il pagamento delle pensioni
agli italiani. Siamo quindi ancora una
volta a parlare di stranieri. Secondo Boeri in Italia
ci sarebbero tre milioni di immigrati che versano
ogni anno otto miliardi di contributi sociali, ricevendone
al momento solo tre in termini di pensioni e
altre prestazioni sociali, quindi con un saldo netto
di circa cinque miliardi per le casse dell'Inps. Uno
stop agli ingressi di stranieri regolari provocherebbe
una perdita al gettito contributivo che supererebbe
i 70 miliardi di euro, portando al collasso il sistema
contributivo italiano. Se questa teoria fosse corretta,
non potremmo che essere da un lato nauseati
per la gestione criminale delle future pensioni da
parte dei nostri governanti, e dall'altro spaventati
per il rimedio prescelto. Con le migliori intenzioni
l'ingresso in ogni comunità di un importante numero
di stranieri non può che causare uno shock
culturale e conseguenti reazioni di rigetto via via
crescenti con l'aumentare della percentuale degli
"intrusi". E' evidente che l'ideale sarebbe una veloce
integrazione, ma questa è resa fisicamente
possibile soltanto quando si realizzi un razionale
equilibrio tra numero degli arrivi, la distribuzione
nel tempo degli stessi, la superficie e la densità di
popolazione coinvolte nel luogo d'accoglienza. Nulla
di tutto ciò a cui stiamo assistendo. I problemi
non derivano tanto da differenze religiose, quanto
da abitudini di vita, consuetudini sociali e familiari,
legislazioni e tradizioni in varia misura ben diverse
dalle nostre. Alcuni addirittura si sentono portatori
di una cultura più forte e giudicano la nostra tolleranza
un sintomo di debolezza e di decadenza.
Volendo essere ottimisti, quanto tempo richiederebbe
l'assimilazione di questi milioni di individui
a noi estranei? Se consideriamo cosa accade negli
Stati Uniti dopo secoli di convivenza tra bianchi,
afro-americani, sudamericani e caraibici non c'è
da essere troppo fiduciosi. Considerare i migranti
una risorsa, affrontando la realtà con assurdo buonismo,
comporta senza ombra di dubbio il sottovalutare
conseguenze sociali dirompenti