Il rovescio della medaglia del benessere

immigratiIl problema dell'immigrazione continuerà
a coinvolgerci per decenni. Che
si tratti di fuggiaschi da Paesi martoriati
dalla guerra oppure semplicemente
di persone attirate dal tenore di vita
occidentale, quindi in fuga solo dalla
miseria, attendiamoci che il fenomeno
si incrementi in modo costante.
Sull'argomento si è già detto e scritto
moltissimo.
MantovachiamaGarda molti mesi fa, in tempi non
sospetti, prima che esplodesse il caos che ormai
ha interessato tutta l'Europa non solo meridionale,aveva già espresso al riguardo alcune opinioni
nell'articolo "Quando eravamo noi a emigrare".
Parlando però di questi esodi, che al loro termine
risulteranno di proporzioni bibliche, si era lungi dal
prevedere la reazione altamente intollerante delle
popolazioni dei vari Paesi in cui si sta verificando
l'afflusso di tutte queste persone indigenti. A ridosso
dell'Europa esiste una cintura di stati africani e
mediorientali con popolazioni poverissime e in gran
parte ora esposte a traversie belliche di cui non si
vede una soluzione: complessivamente centinaia
di milioni di persone che vedono un futuro solo nella
"ricca" Europa. Come ha affermato anche Papa
Francesco nulla arresterà la loro ricerca di una vita migliore, non il mare, non i fili spinati. "Senza un
orizzonte di speranza e crescita", in Paesi come
l'Etiopia, l'Eritrea e l'Armenia, "non potrà arrestarsi
il flusso migratorio che vede figli e figlie di quella
regione mettersi in campo per giungere alla coste
del Mediterraneo, a rischio della vita". Proprio
Francesco ha rivolto un forte appello alla comunità
internazionale anche per la situazione in Medio
Oriente ove serve uno sforzo per eliminare quei "taciti
accordi per i quali la vita di migliaia di famiglie
- donne, uomini, bambini e anziani - sembra pesare
sulla bilancia degli interessi meno del petrolio".
Le vie migratorie sono già state tracciate, se
interrotte ne fioriranno altre. Sta iniziando, è
già iniziata, una vera e propria invasione, dagli
sviluppi futuri assolutamente imprevedibili, che
cambieranno indelebilmente il volto e il tessuto
sociale del nostro continente.
Sarà un duro esame per la nostra civiltà: incresciose
conflittualità già si registrano, contrasti che
nascono dal fatto che la gente italiana è stanca di
non sentirsi più a casa propria. Sono ahimè molti
gli extracomunitari, di passaggio oppure da anni
residenti nel nostro paese che, a differenza di tanti
loro connazionali, hanno purtroppo rifiutato, spesso
con arroganza, di integrarsi civilmente nel tessuto
sociale di chi ha dato loro ospitalità, scegliendo
di frequente una vita fatta di espedienti e delinquenza.
Serve indubbiamente più Stato, più fermezza,
più coscienza ma, non dimentichiamocelo,
anche più solidarietà verso chi cerca con umiltà e
onestà una nuova vita. Alcune organizzazioni non
governative chiedono la creazione di corridoi umanitari
sotto tutela delle Nazioni Unite e anche che
le ambasciate e i consolati europei possano, già in
Africa, avviare le procedure di riconoscimento dello
status di rifugiato. Le iniziative da intraprendere
che potrebbero aiutare a evitare il protrarsi di tragedie
sono da prendere, in fretta, senza tanti giochi
di potere. In gioco ci sono migliaia di vite umane.
Marco Morelli