All’università della natura, per imparare le cose vere

marianoNato a Borgo Valsugana una settantina di anni fa, Mariano Caminoli ha dedicato tutto il tempo lasciatogli libero dall'insegnamento all'osservazione e al disegno della natura. In particolare, degli animali che vivono liberi in montagna e nei boschi. Tra tutti, quando era ancora un ragazzino, il gallo cedrone era diventato per lui quasi un'ossessione. Tutto era cominciato dalle illustrazioni, in bianco e nero, viste su un libro di scienze naturali in casa della nonna, maestra a Borgo Valsugana. La fantasia del piccolo Mariano aveva cominciato a galoppare all'inseguimento di questo bellissimo galliforme schivo e prudente, assai difficile da avvistare sia in estate, quando sta a terra per cercare cibo, sia d'inverno, quando aspetta il ritorno della bella stagione standosene appollaiato su un albero. Fu convincendo l'anziano prete di Borgo a portarlo con sé in una battuta di caccia che, in una gelida alba di aprile, il ragazzino vide e udì cantare il suo "primo" gallo cedrone. Questo sacerdote stava diventando sordo e fu solo per il fresco udito di Mariano che si convinse a portarlo con sé. Già, la caccia! Camiinoli sa bene che per riprodurre con matite o acquerelli gli animali del bosco è necessario poterli esaminare da vicino, dopo che sono stati uccisi. Oppure fotografati, naturalmente. Delle moltissime battute di caccia fotografica iniziate all'alba, Mariano ricorda ancora quella volta che – armato solo di reflex e obiettivi – incontrò un cacciatore un po' irritato dalla sua presenza, e quando gli magnificò il suo andar per boschi rispettando la fauna e fotografandola, il cacciatore gli rispose «Bello sì, ma mi no g'ho mai magnà fotografie!». Un'altra volta, partito prestissimo per salire sul Baldo a fotografare caprioli e camosci, dopo averne seguito un piccolo branco fuori dal sentiero fino a una valle che non conosceva, si trovò davanti uno strapiombo impossibile da scendere. «Era novembre e mancava poco all'imbrunire; tornare indietro era impossibile e anche trovare una via alternativa allo strapiombo, dato che la cartina non descriveva quella zona. Quando già temevo di dover passare la notte all'aperto, vicinissimo ho sentito un camoscio, che mi stava guardando; di scatto, l'animale ha cominciato a scendere lo strapiombo lungo un percorso non visibile, ma facilitato. Come se avesse voluto indicarmi la strada per rientrare a valle. Facendo attenzione e tenendomi aggrappato ai cespugli di mugo, ho seguito il camoscio che mi ha guidato fino in fondo allo strapiombo, da dove, in qualche ora, ho raggiunto la strada e poi il luogo dove avevo lasciato l'automobile.

Da ragazzo, quando s’inerpicava lungo i sentieri delle montagne veronesi – il Baldo, soprattutto – provava una grande emozione quando trovava qualche piuma, poteva ammirarne da vicino il colore, sentirne la morbidezza. Un giorno, raccolse i resti di una ghiandaia predata da un falco; l'ala destra era quasi del tutto intatta, con le penne e le piume, e le stupende piccole copritrici dell'ala azzurre e nere. «Mi aveva insegnato a riconoscere la fauna locale uno strano personaggio, che incontravo spesso e la gente del luogo chiamava "el naneto de San Giorgio". Come puoi capire, lui non era molto alto, ma non lo ero nemmeno io e ci capivamo perfettamente. Parlava una sua lingua, mista tra italiano, tedesco e Ladino, forse il dialetto autoctono della Val dei Mocheni. Gli mostravo qualche penna o piuma trovata nel bosco, e lui mi diceva il nome dell'uccello al quale apparteneva e ancora tutto ciò che c'era da sapere di esso. Per me, era una vera e propria enciclopedia della natura… Anche se a volte il nome era un po' tutto suo. Se gli dicevo di aver letto sul libro di mia nonna maestra il nome scientifico, o anche quello volgare, di un certo uccello, nella sua strana lingua mi rispondeva che i libri vanno bene, ma quando vai nel bosco se non riesci a leggere le tracce, il rumore, il verso, il volo, la sagoma, la postura, il canto di un volatile allora non sai proprio nulla. E se trovi per terra qualche piuma, devi sapere a chi apparteneva, se è caduta naturalmente o se è stata strappata da qualche rapace; dovresti capire di che uccello si tratta vedendo i movimenti di un ramo, se si muove nell'erba per terra, se saltella o cammina guardingo, se ha intuito un pericolo o se è tranquillo».

Quando gli chiedo se gli sia stata utile tutta questa conoscenza della natura, dei boschi e dei loro abitanti, mi ricorda che questa è stata la vera università della vita, dalla quale ha imparato molto di più che conseguendo la sua laurea in architettura, a Venezia, ai tempi dell’architetto Carlo Scarpa. E penso che sia proprio così, visto che Mariano Camiinoli è da sempre uno dei più apprezzati disegnatori e pittori naturalisti della nostra zona, che ha illustrato moltissime pubblicazioni sulla fauna terrestre e ittica dei più importanti studiosi e ricercatori.